Blog Post

La Cura della Pelle

  • Autore: Dott.ssa Bonaddio
  • 06 mag, 2019

La cute o pelle è il rivestimento più esterno del corpo dell'uomo: è l'organo più esteso dell'apparato tegumentario e protegge i tessuti sottostanti (muscoli, ossa, organi interni). Essa è costituita da una serie di tessuti di origine ectodermica e mesodermica, che può avere varia colorazione, struttura fisiologica e organica, andando incontro anche a processi d'invecchiamento più o meno visibili. In corrispondenza degli orifizi, la cute continua con le rispettive mucose formando uno strato senza interruzioni. Nell'essere umano, la pelle è più spessa nel maschio che nella femmina e lo spessore può variare da 0,5 a 2 mm fino ad arrivare a 4 mm nelle regioni della nuca, del palmo delle mani e nella pianta del piede. È dotata di una grande distensibilità e resistenza dal momento che una striscia di 3 mm per 100 mm può sopportare fino a 10 kg, allungandosi del 50% circa. L'epidermide è lo strato epiteliale della pelle e, come tale, non è vascolarizzato e il suo nutrimento dipende dalla diffusione di metaboliti ed ossigeno dallo strato più superficiale del derma.

L'ultimo strato della pelle è costituito da cheratinociti morti che formano la cosiddetta cheratina. Partendo dall'interno e andando verso l'esterno troviamo:

·strato basale;

·strato spinoso o di Malpighi;

·strato granuloso;

·strato lucido;

·strato corneo.

 

Man mano che la pelle invecchia, diventa sempre più sottile e fragile, a causa del fatto che la rigenerazione cellulare diventa più lenta e passa dalle normali 3-4 settimane a 4 o addirittura 6 settimane. Le rughe sono una diretta conseguenza della diminuzione dell'elasticità della pelle, e non solo dell'invecchiamento. Infatti è possibile riscontrare rughe anche in soggetti molto giovani, questo è dovuto al fatto che le rughe si formano dove avvengono i movimenti muscolari più importanti, che richiedono alla pelle un'elasticità particolare.

La superficie della cute non è uniforme, ha un disegno molto complesso e varia da zona a zona per la presenza di solchi superficiali paralleli che determinano, soprattutto nei polpastrelli, delle figurazioni caratteristiche (dermatoglifi) che variano da individuo a individuo. Sulle palme delle mani e sulle piante dei piedi sono presenti inoltre solchi profondi, mentre nelle zone sottoposte a movimento articolare sono presenti pieghe cutanee; le rughe che si formano sul volto e sul collo degli individui dopo una certa età sono dovute alla perdita di elasticità della cute.

Il colore della pelle nell'uomo dipende da molte variabili (spessore dello strato corneo, assorbimento ottico di melanina, betacarotene, emoglobina). Pertanto esso varia non solo tra i vari gruppi etnici, ma anche da individuo a individuo e varia anche nei diversi distretti corporei di uno stesso individuo.

La pigmentazione cioè il colore, è dovuta a particolari cellule dette cromatofori, e alla presenza della melanina, la quale più è concentrata e più conferirà una colorazione scura alla pelle.

Per un numero crescente di persone la pelle è diventata una fonte di discomfort per la tendenza a manifestare sensibilità ed intolleranze a stress e tensioni della vita quotidiana con rossore, prurito e pizzicore... Nei casi più seri, le persone con la pelle sensibile si ritraggono da situazioni "a rischio", e rinunciano in parte a una vita serena e piena di soddisfazioni.

Analizziamo alcune tra le più frequenti alterazioni cutenee:

·L'ulcera: è una lesione della pelle o di un tessuto epiteliale, a lenta, difficoltosa o assente cicatrizzazione;

·L'ustione è una lesione dei tessuti tegumentari causata dall'esposizione del tessuto stesso a fonti termiche, a sostanze chimiche , a sorgenti elettriche o a radiazioni. Le ustioni che interessano solo il primo strato di pelle sono definite «ustioni superficiali» o «di primo grado»; quando il danno penetra in alcuni degli strati sottostanti, la lesione è denominata «ustione a spessore parziale» o «di secondo grado»; se invece l'alterazione coinvolge tutti gli strati della cute, si classifica come «ustione a tutto spessore» o «di terzo grado»; un'ustione «di quarto grado» comporta lesioni ai tessuti più profondi, come muscoli o ossa.

Il trattamento necessario dipende dalla gravità: alterazioni superficiali possono essere gestite con semplici antidolorifici, mentre le grandi ustioni richiedono un trattamento prolungato in centri specializzati. Il raffreddamento con l'acqua può aiutare ad alleviare il dolore e diminuire il danno. Le ustioni a spessore parziale possono richiedere la pulizia con acqua e sapone, seguita da una medicazione; non è ben definita la gestione delle vesciche, ma è consigliabile lasciarle intatte. Ustioni su tutto lo spessore di solito richiedono trattamenti chirurgici, come gli innesti cutanei. Ustioni estese spesso richiedono la somministrazione di grandi quantità di liquidi per via endovenosa, poiché la risposta infiammatoria successiva comporta formazione di edema e significative perdite di fluido capillare. Le complicanze più comuni correlate alle ustioni sono legate alle infezioni;

·Le ragadi sono ulcerazioni lineari della pelle o delle mucose. La ragade è caratterizzata da un andamento lineare e profondo nel connettivo dei tessuti colpiti. Ad esempio, nell'allattamento si possono formare ragadi anche su tutto l'apice del seno, soprattutto quando la suzione e l'attacco del neonato non sono corretti;

·Le Contusioni sono lesioni conseguenza di un trauma diretto che non provoca una discontinuità dei tessuti biologici. Nell'ambito delle contusioni si possono distinguere:

1. Ecchimosi: lesioni caratterizzate dalla rottura di piccoli capillari, con modesto stravaso ematico, mentre lo strato superficiale rimane integro;

2. Ematoma: lesione in cui si ha la rottura di vasi sanguigni più grandi con conseguente emorragia significativa. La raccolta di sangue può rimanere circoscritta o infiltrare i tessuti circostanti;

3. Abrasione: caratterizzata da microrotture degli strati più superficiali dell'epidermide;

4. Escoriazione: quando la discontinuità interessa gli strati più profondi e si accompagna a modeste lesioni vascolari.

 

Oltre alle alterazioni cutanee, esistono delle patologie che interessano zone più o meno ampie della pelle, come la PSORIASI, definita come malattia cronica della pelle che causa lesioni (placche) caratterizzate da eritema e desquamazione. Le placche in genere compaiono su gomiti, ginocchia, cuoio capelluto e zona lombare della schiena ma possono essere estese anche a tutto il corpo.

La severità della malattia e l’estensione delle placche varia da persona a persona. Per alcuni è poco più che un fastidio, per altri può compromettere seriamente la qualità di vita.

La psoriasi è una malattia cronica, tuttavia, nella vita delle persone affette da psoriasi si possono alternare periodi in cui la sintomatologia si attenua o scompare del tutto ad altri in cui i sintomi diventano più severi.

La psoriasi non è una malattia contagiosa: stare vicino o toccare una persona con psoriasi non comporta in alcun modo una trasmissione della malattia.

Non è noto quante siano esattamente le persone colpite dalla malattia in Italia, si stima tuttavia che il loro numero possa oscillare tra il 2 e il 3% della popolazione: vale a dire tra 1,2 e 1,8 milioni di persone.

La psoriasi è una patologia cronica recidivante. La malattia può presentarsi a qualsiasi età, anche se il picco di insorgenza si registra tra i 20 e i 40 anni: spesso insorge a seguito di fattori scatenanti.

Dopo l'esordio, la malattia può avere fasi alterne, di durata variabile, di remissione ed esacerbazione delle manifestazioni cutanee. In generale le prime manifestazioni della malattia sono a carico di gomiti e ginocchia.

Esistono diverse varianti di psoriasi.

La forma più comune è la cosiddetta psoriasi volgare. È caratterizzata da chiazze ricoperte da squame di colore grigio-argentee le cui localizzazioni più frequenti sono gli arti e il cuoio capelluto. Le placche si presentano sollevate sulla pelle e hanno dimensioni variabili: possono estendersi per pochi centimetri, ma non sono rari i casi in cui l’estensione è molto ampia (diverse decine di centimetri). In rari casi danno prurito.
Le placche sul cuoio capelluto possono essere di piccole dimensioni o coprire l’intero capo, sono inoltre caratterizzate da un aumento eccessivo dello strato più esterno della cute (ipercheratosi) che può inglobare i capelli.

Altra variante della malattia è la psoriasi guttata. È più frequente nei bambini e nei giovani, si presenta con chiazze di piccole dimensioni che possono interessare sia il tronco sia gli arti.

La psoriasi palmo-plantare colpisce invece quasi esclusivamente le mani e i piedi. Le placche possono essere di minima entità o molto estese e spesse al punto da causare lacerazioni della pelle.

La psoriasi può coinvolgere anche le unghie (in tal caso si parla di onicopatia psoriasica). Le alterazioni delle unghie possono causare dolore ai polpastrelli limitando la funzionalità della mano.

Altra variante è la psoriasi pustolosa. Si tratta di una forma molto rara, ma particolarmente grave. È caratterizzata infatti dalla presenza di pustole che possono estendersi all’intera superficie del corpo.

In circa il 10% dei casi la psoriasi colpisce anche le articolazioni: in tal caso si parla di artrite psoriasica. Le caratteristiche peculiari della malattia fanno sì che per giungere alla diagnosi di psoriasi sia sufficiente l’esame clinico delle lesioni cutanee. Nei casi dubbi può essere necessario l’esame istologico attraverso il prelievo di un piccolo campione di tessuto.

Esistono inoltre diversi strumenti per seguire l’andamento della malattia nel tempo o per valutarne la sua gravità. I più comuni sono scale di valutazione che, considerando nel complesso le caratteristiche della malattia (la desquamazione o l’estensione delle placche, per esempio) restituiscono un "punteggio" complessivo dell’attività della malattia.

Più complesso è giungere a una diagnosi di artrite psoriasica. Oltre all’esame clinico, in questo caso, può essere necessario ricorrere a esami strumentali come la radiografia, l’ecografia articolare e tendinea o la risonanza magnetica.

 

A oggi non esiste una cura risolutiva per la psoriasi. I trattamenti sono finalizzati a tenere quanto più possibile sotto controllo la malattia. Il tipo di terapia impiegato dipende dalle caratteristiche della patologia e da quelle del paziente.

Trattamento topico: il trattamento locale, con creme o unguenti, è in genere impiegato per le forme più lievi di psoriasi. La terapia in genere comprende prodotti a base di corticosteroidi, analoghi della vitamina D e sostanze emollienti.

Fototerapia: la luce, naturale o artificiale, può migliorare i sintomi della psoriasi. Per questa ragione l’erogazione di luce, in strutture mediche qualificate, è spesso impiegata come terapia per la psoriasi. Per le persone che si sottopongono a frequenti sedute è tuttavia necessario sottoporsi a controlli periodici per lo screening dei tumori della pelle.

Terapie sistemiche: nei casi di psoriasi più severa o, qualora i trattamenti topici e la fototerapia non abbiano sortito effetti, è necessario ricorrere all’assunzione di farmaci per via sistemica (pillole o iniezioni) che offrono un buon controllo della malattia ma possono avere importanti effetti collaterali. I più comuni sono:

  • il metotrexate: è un farmaco che riduce la produzione di cellule della pelle e sopprime l’infiammazione
  • le ciclosporine: sono farmaci che riducono la risposta immunitaria e quindi l’aggressione dei linfociti T alle cellule della pelle
  • l’acitretina: è un farmaco che riduce la produzione di cellule della pelle
  • i farmaci biologici: sono farmaci di nuova generazione, utilizzati in assenza se i trattamenti tradizionali si sono rivelati inefficaci. Sono in grado di ridurre l’infiammazione colpendo selettivamente le cellule del sistema immunitario "iperattive".

 

Particolare attenzione va riservata ai nevi della pelle. Con questa espressione si indica un tumore benigno dell'epidermide, che si presenta come una lesione cutanea elementare piatta (macula) o leggermente elevata (papula).  I nei vanno controllati periodicamente, in quanto possono rappresentare  un fattore di rischio per il melanoma. Per una diagnosi precoce del melanoma è bene seguire queste regole:

1.eseguire con metodo e regolarità l’autoesame

2. se si dovesse notare un neo sospetto richiedere un consulto al medico di medicina generale

3. se il medico di medicina generale individua un "neo a rischio" sarà suo compito indirizzare il paziente in un Centro di riferimento specialistico

4. eseguire la visita dal dermatologo con valutazione dei nei attraverso l’esame dermoscopico.

In generale, devono effettuare l'autoesame e controllo dermatologico periodico e programmato, almeno una volta l'anno o secondo le indicazioni del dermatologo, le persone che presentano le seguenti caratteristiche:

  • uomini con più di 50 anni
  • familiarità per melanoma
  • storia personale di melanoma
  • melanomi multipli
  • tumori cutanei non melanocitici (cheratosi attinica e carcinomi)
  • elevato numero di nevi melanocitici comuni o atipici
  • fototipo chiaro
  • occhi azzurri o verdi
  • capelli biondi o rossi

 

La prima cosa da fare se si sospetta un melanoma è quella di rivolgersi al proprio medico di famiglia, il quale ha un ruolo importante nell’indirizzare i pazienti realmente a rischio di melanoma verso gli ambulatori specialistici e rappresenta quindi un primo livello nella diagnosi del melanoma.

Sono quindi spesso i medici di famiglia a indirizzare il paziente dal dermatologo.

L’esame clinico della cute da parte del dermatologo riveste un ruolo centrale. E’ sempre molto utile integrare l’esame clinico all’esame dermoscopico nella valutazione dei nei.

Il dermatoscopio è uno strumento che ingrandisce la lesione e impiega dispositivi che consentono di evidenziare aspetti morfologici che all'occhio esperto consentono di effettuare una diagnosi più sicura rispetto all'esame obiettivo.
E’ stato dimostrato che la dermatoscopia è in grado di incrementare la sensibilità diagnostica del melanoma anche fino al 35% rispetto alla sola osservazione ad occhio nudo. Tale miglioramento diagnostico può essere ottenuto solo se il medico specialista ha un buon livello di esperienza nell’utilizzo della metodica.

Tuttavia bisogna ricordare che la diagnosi certa può basarsi solo su un riscontro istologico. Pertanto è sempre consigliabile fare asportare i nei che il dermatologo considera dubbi e farli analizzare.

L’autoesame della cute da parte del paziente stesso o con l'aiuto del partner o di un familiare permette di osservare eventuali modifiche delle macchie della pelle.

I possibili segni che devono far sospettare un melanoma associato ad un nevo riguardano un suo cambiamento nel tempo, in particolare: l’aumento di dimensioni, il cambiamento di forma, di colore e la trasformazione.


La regole dell'ABCDE

Le caratteristiche di un neo che devono far sospettare la sua trasformazione in melanoma possono essere riassunte nella regola dell’ABCDE (Asimmetria, Bordi, Colore, Dimensioni ed Evoluzione):

· A - Asimmetria della lesione

· B - Bordi irregolari e frastagliati

· C - Colore disomogeneo a varie tinte (nero, rosso-bruno, rosa non uniforme) o nero molto intenso

· D - Dimensioni superiori ai 6 mm

· E - Evoluzione progressiva: la lesione tende a crescere e ad allargarsi rapidamente con modifiche cromatiche


Il melanoma

Il melanoma cutaneo è un tumore maligno che origina dalle cellule che producono la melanina, dette melanociti. Può insorgere su una pelle integra, oppure da nei (o nevi) preesistenti, ovvero agglomerati di melanociti che possono essere presenti fin dalla nascita o comunque dalla prima infanzia (congeniti) oppure comparire durante tutto il corso della vita (acquisiti).

Fino a pochi anni fa il melanoma era considerato una neoplasia rara, addirittura rarissima fino all’adolescenza, mentre negli ultimi 20 anni l’incidenza è aumentata di oltre il 4% all’anno in entrambi i sessi. I raggi del sole non sono l’unica causa del melanoma cutaneo, è importante prestare attenzione anche ad altri fattori di rischio. La possibilità di sviluppare un melanoma è strettamente dipendente dall’interazione tra fattori di rischio genetico-costituzionali e ambientali.

Vengono riconosciuti quali cause che possono favorire lo sviluppo del melanoma in maniera indipendente e statisticamente significativa:

  • fototipo e pigmentazione cutanea: carnagione chiara, capelli e occhi chiari, presenza di lentiggini (fototipo 1-2).
    I soggetti con fototipo 1-2 hanno un rischio di melanoma doppio rispetto ai soggetti con pelle scura/olivastra e con occhi, capelli scuri/neri e fototipo 4
  • familiarità: l’appartenenza a una famiglia in cui si è verificato almeno un altro caso di melanoma. Il 10% dei pazienti affetti da melanoma riferisce almeno un altro caso nell’ambito della propria famiglia
  • genetica: la mutazione nel gene CDKN2A. La probabilità di ereditare la mutazione aumenta in maniera proporzionale all’aumento del numero dei membri della famiglia affetti da melanoma
  • numero nei: la presenza di numerosi nei acquisiti, oltre 100, o la presenza di 5 o più nei atipici, cioè di diametro superiore a 6 mm, bordo irregolare, colore variegato
  • aver già avuto in precedenza un melanoma: la probabilità cumulativa di sviluppare un secondo melanoma a cinque e dieci anni di distanza è rispettivamente del 2,8% e del 3,6%
  • scottature solari  durante l’infanzia e l’adolescenza
  • esposizioni al sole intense ed intermittenti
  • presenza di un neo congenito gigante

La prevenzione è l’arma più efficace contro il melanoma cutaneo. Occorre tenere a mente alcune regole da seguire per impedire o ridurre il rischio di insorgenza della malattia quali evitare le esposizioni eccessive e le scottature da sole soprattutto nei bambini se di fototipo 1 e 2 o con difficoltà ad abbronzarsi o con facilità a scottarsi; i bambini fino ai 12 mesi di età non devono essere esposti esposti ai raggi diretti del sole; evitare le esposizioni al sole nei climi caldi tra le ore 11.00 e le 16.00 circa; utilizzare indumenti protettivi: cappello con visiera, camicie, magliette, occhiali; le creme solari protettive devono essere applicate in dosi adeguate più volte al giorno e subito dopo il bagno.

 

Le radiazioni solari sono classificate in base alla loro caratteristica lunghezza d'onda. Oltre alla luce visibile (percepita dall'occhio umano), si distinguono raggi infrarossi (IR) ed ultravioletti (UV). Questi ultimi riescono a raggiungere il derma, producendo un effetto sui tessuti e sul sistema metabolico. Gli ultravioletti sono costituiti da 3 categorie di radiazioni: UVA, UVB e UVC.

lI raggi UVA penetrano in profondità nella pelle, promuovono il rilascio della melanina dai melanociti e l'abbronzatura. Gli UVA rappresentano una sottile minaccia per la nostra pelle: sono presenti anche nei giorni con cielo coperto e nuvoloso e, a differenza delle scottature solari causate dagli UVB, non creano particolare disagio nell'immediato; ciò nonostante, il loro impatto negativo può manifestarsi anche dopo anni. L'effetto degli UVA è ridotto dall'uso degli occhiali da sole ed è ostacolato da indumenti protettivi e filtri solari.

lI raggi UVB sono potenzialmente più dannosi e cancerogeni degli UVA, ma producono un'azione stimolante la neosintesi di melanina e attivano il metabolismo della vitamina D.

lI raggi UVC sono le radiazioni più pericolose e, fortunatamente, sono schermate dallo strato di ozono nell'atmosfera terrestre (non raggiungono in genere il suolo).

Un ruolo centrale rivestono da questo momento in poi le creme con diverso grado di SPF (fattore di protezione solare) il quale fornisce un'indicazione numerica relativa alla capacità del prodotto di schermare o bloccare i raggi del sole.

La valutazione del SPF è calcolata rapportando la quantità di tempo necessario per produrre una scottatura sulla pelle protetta con filtro e senza filtro.


SCELTA DELL'SPF

I dermatologi raccomandano di utilizzare un fattore di protezione solare non inferiore a 15 e, generalmente, un fattore di protezione pari a 30 è considerato l'indice più adatto alle persone che svolgono attività all'esterno per lunghi periodi di tempo. Indicativamente, una crema solare con SPF 30 assorbe circa il 97% dei raggi UVB, mentre il fattore di protezione solare 15 ne assorbe circa il 93%. Un indice elevato indica una migliore protezione contro le scottature provocate dai raggi UVB (maggiore è il SPF, maggiore è la protezione dall'azione del sole).


Proteggiamoci sempre, ricordando che il sole fa bene ma dobbiamo seguire delle regole che ci aiutano a non scottarci e a non incorrere in possibili patologie future. Ricorda: in montagna il sole è più vicino e quindi devi comunque proteggerti e non farti ingannare quando il cielo nuvoloso, perchè permette comunque il passaggio delle radiazioni.

Autore: dott. Stefano Hallgass 27 lug, 2020

Carissimi amici della farmacia HALLGASS con questo articolo di lunedì 27 luglio, chiudiamo gli appuntamenti con il nostro blog e ripartiremo a settembre con nuovi temi dedicati alla salute ed al benessere.

Oggi vogliamo dedicare l’articolo a tutte le future mamme…leggiamo insieme...

Quando si è in dolce attesa affrontare l’estate crea qualche piccola ansia e per le neo mamme anche mille interrogativi!

Si può certamente prendere il sole con il pancione, ma è sempre bene seguire qualche precauzione. Il periodo in cui bisogna fare maggiore attenzione nell’esporsi al sole è il primo trimestre: eccessivo affaticamento e disidratazione potrebbero compromettere lo sviluppo del feto.

Nel secondo trimestre è importante evitare l’insorgere di macchie sulla pelle e di rendere permanente quella linea scura che si va delineando sull’addome.

Nel terzo trimestre invece ci si può concedere a un po’ di sole.

Per evitare la comparsa di macchie solari ( cloasmi ) è bene utilizzare molte creme ad alta protezione ed evitare l’esposizione nelle ore più calde. Preferire zone d’ombra pur rimanendo vicini al mare e bagnarsi spesso le gambe con piccole passeggiate evita fastidiosi problemi legati alla circolazione (anche le variazioni ormonali intervengono sui vasi sanguigni).

Piccoli consigli?

Mantenere sempre idratato il corpo bevendo molta acqua, fare attenzione all’alimentazione (preferire frutta e verdura con buccia ben lavata o eliminata) ma soprattutto evitare il sole diretto sul pancione, che potrebbe stressare il feto.

Come già detto è fondamentale la protezione solare e La crema scelta deve avere un ampio spettro di protezione elevato sia per i raggi UVA che per i raggi UVB. Il grado di protezione in genere si basa sul fototipo. Generalmente viene sempre raccomandato di non scendere mai sotto i 15 spf anche se, chi ha una carnagione chiara  e sta esposto al sole per molto tempo, dovrebbe adottare protezioni più elevate.

Per la quotidianità non fatevi mancare una crema  crema idratante con un fattore protezione per proteggere la pelle del vostro viso  soprattutto se siete a rischio di sviluppare il cloasma gravidico.


Le creme solari vanno applicate  circa 20 minuti prima dell’esposizione al sole e per  essere efficaci devono essere spalmate regolarmente e generosamente.

 

La gravidanza ha bisogno di prudenza nell’esposizione al sole ma sarà un ricordo straordinario in attesa di vivere una nuova meravigliosa vita!

Buon mare a tutte le NEO MAMME dallo staff della FARMACIA HALLGASS!

Autore: dott.Stefano Hallgass 20 lug, 2020

La Vitamina F o Omega 3 è un elemento fo­ndamentale per il be­nessere del nostro organismo e soprattut­to per la nostra pel­le: una sostanza in grado di ridurre la pressione arteriosa, controllare il live­llo di trigliceridi e colesterolo ma che ha anche il potere di rendere luminosa la pelle e rinforzare unghie e capelli.​
La Vitamina F, conos­ciuta anche come Ome­ga 3, nasce dall'uni­one di​ due​ acidi grassi essenziali,​ l’acido linoleico​ e l’acido alfa-linolei­co, ai quali si aggi­unge l’acido arachid­onico.

Questa vitamina, ess­enziale e fondamenta­le​ per il nostro organismo, non viene prodotta dal nostro copo: si tratta infa­tti di una vitamina liposolubile che si accumula e che viene rilasciata quando è necessario. Si può introdurre nell'orga­nismo attraverso par­ticolari alimenti op­pure tramite l'utili­zzo di integratori. Inoltre, grazie alle sue funzionalità ant­infiammatorie previe­ne​ effetti infiamma­tori su tendini, art­icolazioni e muscoli, ottimo per uno spo­rtivo.

Possiamo trovare la vitamina F, oltre che in particolari al­imenti, anche all'in­terno di prodotti be­auty utilizzati non solo per la cura del­la pelle, ma anche per avere capelli più corposi e luminosi e in alcune maschere viso.

Come possiamo assume­re VITAMINA F?
La possiamo trovare principalmente negli oli vegetali, come ad esempio l'olio di girasole, quello di mais, l'olio di ara­chidi e di soia, opp­ure nella frutta ole­osa come mandorle e noci e nella frutta secca come pistacchi e arachidi. Anche alcuni pesci sono ric­chi di Vitamina F: è il caso per esempio di​ acciughe, sgomb­ro, aringhe, salmone, trota e persino cr­ostacei, bisognerebbe approfittarne in questo periodo estivo. Ma anche altri ali­menti ci possono dare la giusta dose di Vitamina F, tra ques­ti:​ ​ tofu, zaffera­no, caviale, alghe, avena e nei​ vegetali a foglie verdi, co­me ad esempio gli sp­inaci. È fondamentale ricordare che la Vitamina F è sensibile al calore e potreb­be quindi perdere le sue proprietà benef­iche: gli alimenti che la contengono qui­ndi devono essere te­nuti in frigorifero ed essere sottoposti a brevi cotture per non alterare le fun­zionalità della Vita­mina F.
Per star bene dunque e far bene anche alla nostra pelle ric­ordiamoci la VITAMINA F e quando possiamo non esitiamo!

Per qualche suggerim­ento in più ti aspet­tiamo in farmacia e potrai scoprire anche i tanti prodotti beauty che hanno VITA­MINA F!

#invacanza #insalute​ con #hallgass​

Autore: dott.Stefano Hallgass 13 lug, 2020

Per avere i giusti benefici dopo un allenamento è importante curare la nostra alimentazione soprattutto dopo la fine degli esercizi.

Per iniziare ricordatevi dell’IDRATAZIONE. Difficilmente in allenamento si assume un’adeguata quantità di liquidi. Questo genera stati di disidratazione più o meno gravi che possono compromettere anche la prestazione. Il recupero dell’equilibrio idrico dell’organismo ha quindi la precedenza anche sul reintegro del glicogeno consumato. Se impegniamo il nostro fisico ad una attività medio-elevata possiamo  perdere anche più di un litro di liquidi ogni ora tra sudore (88%), urina (4%) e respirazione (8%). Se non assunti durante lo sforzo, devono essere reintegrati subito dopo.

Un argomento importantissimo è anche il corretto “timing” nel consumo dei carboidrati post allenamento. Bisogna tener presente sia la quantità di carboidrati da consumare che la velocità di assorbimento degli stessi. La stessa quantità di carboidrati consumata immediatamente dopo l’allenamento garantisce una sintesi di glicogeno doppia rispetto allo stesso pasto consumato due ore dopo. 

Un altro fattore molto importante è il frazionamento del pasto. Meglio ingerire ad esempio 400 kcal in 4 pasti da 100 kcal ciascuno ogni 15 minuti che non farne solo uno.

Non trascuriamo anche le scorte di glicogeno presenti nei muscoli ed approfondiamo insieme per capire meglio di cosa parliamo. Il reintegro delle scorte è fondamentale per completare i processi di recupero, soprattutto per chi sia allena più volte al girono. Dopo le gare o gli allenamenti più intensi si dovrebbero ingerire almeno 7g di carboidrati per ogni chilo di peso corporeo se si desidera ripristinare le scorte utilizzate ed essere pronti per il training del giorno successivo. Non basta riposarsi dopo uno sforzo intenso: è necessario ripristinare il glicogeno nei muscoli.

A tal proposito ci chiediamo anche se l’assunzione di proteine e aminoacidi ha un ruolo importante  nella sintesi del glicogeno muscolare. In realtà se la quantità di carboidrati ingerita è sufficiente non servono altre sostanze per stimolarne l’assorbimento. Se invece la quantità di carboidrati consumata nel  post allenamento non è elevata l’integrazione può essere di aiuto. L’assunzione di proteine e aminoacidi nei minuti post training è comunque utile perché favorisce la ricostruzione dei tessuti muscolari “danneggiati” dall’intensa attività sportiva. Questo permetterà nel tempo di sostenere uno sviluppo muscolare adeguato.

Insomma ci vuole anche il giusto allenamento ad una corretta alimentazione post attività sportiva!

#hallgass #blog e sport


Autore: dott. Stefano Hallgass 06 lug, 2020

I bambini, come sappiamo,hanno la pelle molto sensibile e la funzionalità dei melanociti (le cellule che producono la melanina) è ridotta per molti mesi dopo la nascita, raggiungendo la piena stabilità solo nella pubertà.

Per questo dobbiamo fare molta attenzione ad esporre i bimbi al sole.

Qualche grande istituzione addirittura, coma la Skin Cancer Fondation americana, si spinge oltre consigliando di evitare il sole diretto fino a un anno di età e di coprire con cappellino e indumenti a trama fitta i bambini con fototipi più bassi.

Sono regole per prevenire le scottature (con l’aumento del rischio di sviluppare tumori della pelle in età adulta) e altre irritazioni cutanee, che si possono ricordare ai genitori che chiedono consigli su come proteggere la delicata pelle del proprio bambino e su quale solare acquistare per schermarla adeguatamente e in tutta sicurezza.

Il dermo-solare indicato per i più piccoli deve avere le seguenti caratteristiche:

• privo di alcol e profumi

• fattore molto alto (SPF 50+) per la prima-seconda settimana di esposizione, mentre nei giorni successivi sarà alto (30-40) o medio (20-30) o basso (10-20) a seconda del fototipo del bambino.

Per i bambini con la pelle atopica (infiammazione e macchie riosse) vanno consigliati i solari dedicati: sono formule di composizione molto semplice (per evitare sensibilizzazioni) e non sono troppo coprenti,  per prevenire la sudamina o miliaria (infiammazione cutanea provocata dall’ostruzione delle ghiandole sudoripare e dal successivo trattenimento del sudore),  che potrebbe aggravare il prurito.

Nelle zone più delicate, come occhi, labbra e naso, potete ricorrere agli stick; mentre sono anche molto apprezzate le linee  resistenti alla sabbia, che però hanno lo svantaggio di avere una consistenza molto densa, che rende più difficile una distribuzione uniforme su tutta la superficie da proteggere, col rischio di lasciar zone suscettibili alle scottature.

Come avere una protezione davvero efficace ? Quali le dosi consigliate?

Con un sole molto caldo si consiglia di applicare il prodotto anche ogni due ore, ma regolatevi con l'attività del bambino e ricordatevi che la spiaggia ed il mare è una bella avventura anche per lui.

Importante è pure l'uso del doposole, essenziale anche per la delicata pelle dei bambini. In crema o spray, i baby aftersun sono lenitivi, rinfrescanti e contengono sostanze antiossidanti, come la vitamina E, studiati per dar sollievo alla pelle e per contrastare la produzione di radicali liberi. Non devono contenere allergeni noti e profumi.

Buona spiaggia con i vostri piccoli, ma con la giusta prevenzione!

#hallgass per i bimbi #estate #mare #protezionesolare

Autore: Stefano Hallgass 29 giu, 2020

Appena arriva l’estate non vediamo l’ora di affondare i nostri denti in una dolcissima fetta d’anguria, anche se dopo i primi morsi iniziamo a pensare se gonfierà la pancia,se farà ingrassare, o se troppo ricca di zucchero.

L’anguria non fa assolutamente ingrassare, è infatti un frutto ipocalorico, con le sue 30 Kcal ogni 100 grammi ed è costituita per più del 90% da acqua, per cui è un frutto altamente idratante.

L’Anguria è ricca di sali minerali, fra cui magnesio, potassio e fosforo, ma anche calcio e rame. Il magnesio contribuisce a farci recuperare vitalità dopo uno sforzo fisico, il potassio è importante, fra le altre cose, per il mantenimento dell’equilibrio idro-salino, il fosforo invece, insieme al calcio, è fondamentale per la salute delle ossa.

Il frutto contiene anche molte vitamine, in particolare vitamina A, C e del gruppo B come anche il licopene, una molecola ad azione antiossidante e protettiva.

 

I benefici che il consumo di anguria apporta sono dunque molteplici e straordinari. In particolare aiuta moltissimo a contrastare la ritenzione idrica perchè ricca di sali minerali, fra cui il potassio che contribuisce alla regolazione dell’equilibrio idro-salino del nostro corpo e contrasta anche l’insorgenza della cellulite, che è correlata proprio alla ritenzione di liquidi e pertanto contribuisce ad avere un corpo più snello ed asciutto.

 Quanta anguria mangiare dunque al giorno per stare in forma?

Il nostro consiglio è di non mangiarla a fine pasto dal momento che l’acqua in essa contenuta può andare a diluire i succhi gastrici rendendo più lenta e difficoltosa la digestione, mangiare una fetta di cocomero a colazione è l’ideale per chi voglia iniziare la giornata con una sferzata di energia e di freschezza, possibilmente accompagnata da cibi proteici oppure a basso indice glicemico, come una bruschetta di pane integrale con olio e pomodoro.

Il cocomero si presta bene anche come piccolo spuntino alla sera, poiché, favorendo il rilascio di serotonina, concilia il riposo notturno.

In generale, dato l’esiguo contenuto calorico, si potrebbe mangiare l’anguria anche tutti i giorni nelle giornate estive, ma attenzione alle quantità, proprio per via del contenuto di zuccheri. Una porzione da 200 grammi potrebbe essere quella giusta per un saziante e appagante spuntino.

Unico difetto è l’elevato indice glicemico pertanto è sconsigliato alle persone diabetiche.

Evitare abusi anche a chi soffre di problemi digestivi.

Per finire ricordate anche l’effetto lassativo, che si farà decisamente sentire se mangeremo grosse quantità di anguria!

Ma l'anguria fa assolutamente bene e potete davvero mangiarla con gusto nelle calde giornate di questa prossima stagione!

Buona estate dalla farmacia #hallgass


Autore: dott. Stefano Hallgass 15 giu, 2020

Arriva l’estate ed iniziano le manie per le diete: quale fare?

Seguire quelle che consigliano un solo alimento?

Vediamo insieme cosa succede…

Una delle regole fondamentali per avere un’alimentazione sana ed equilibrata è quella di variare la propria dieta e questo principio ci spinge a guardare negativamente le diete che prevedono il consumo di un solo tipo di alimento. Fanno parte di questa categoria anche  tutte le diete basate sul consumo giornaliero di un solo tipo di frutta: dieta dell’anguria, dieta dell’ananas, ai frutti di bosco,  e così via.

La frutta è ricca di carboidrati semplici e consumando solo frutta si rischia di privare l’organismo di altri macronutrienti quali carboidrati complessi, proteine e grassi. Da non dimenticare inoltre che il consumo eccessivo di frutta rischia di far lievitare il glucosio presente nel sangue reazione che può provocare un crollo glicemico e dopo poco tempo stimola ancora di più il senso di fame.

Il consumo di sola frutta farebbe quindi impennare l’assunzione giornaliera di zuccheri semplici mentre, secondo i valori LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti) elaborati dalla SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana) l’apporto giornaliero complessivo di zuccheri semplici dovrebbe essere inferiore al 15% delle calorie totali, mentre l’OMS indica un valore inferiore al 10%.

Ricordate anche che lo zucchero presente nella frutta è il fruttosio, il cui eccesso può causare tutti i problemi associati alla sindrome metabolica. Un eccessivo introito di fruttosio può inoltre mettere in pericolo anche il fegato, oltre la linea fisica: questo zucchero stimola infatti la produzione di trigliceridi, favorendo l’aumento di peso e lo sviluppo della steatosi epatica, ovvero la formazione di accumuli di grasso nel fegato.

Ma attenzione non dobbiamo esagerare e non stiamo dicendo che la frutta fa male…ma una dieta a base solo di frutta (come tutte le altre diete mono cibo) possono dare scompensi e non coprire tutte le necessità che richiede il nostro organismo.

Pertanto ricordate comunque che la frutta, se mangiata nelle giuste porzioni, fa bene al nostro organismo perché contiene vitamine, fibra, antiossidanti e sali minerali, è quindi fondamentale e va inclusa nella nostra alimentazione quotidiana. Non è invece concepibile una dieta a base di sola frutta, poiché sarebbe deleteria per la salute e non porterebbe ad alcun risultato.

Quindi sì alla frutta ma no ad una dieta solo di frutta.

Buon inizio estate dalla Farmacia Hallgass

Autore: Stefano Hallgass 08 giu, 2020

Inizia il primo sole e se quest’estate volete ottenere una tintarella perfetta basterà seguire alcuni importanti consigli: scegliere le giuste creme ed i giusti solari ma un ruolo fondamentale è quello legato all’alimentazione.

Prima regola fondamentale è l’idratazione:

E’ importante bere almeno due litri di acqua fresca ogni giorno. Oltre ai benefici apportati all’intero organismo, bere molta acqua aiuta anche la pelle a rimanere più elastica.

Per iniziare a preparare la nostra pelle all’abbronzatura si consiglia di utilizzare uno scrub sotto la doccia almeno una settimana prima di esporsi al sole. In questo modo eliminiamo le cellule morte ed in superficie avremo una pelle molto più tonica. Dopo lo scrub utilizzate poi una crema idratante.

Ogni giorno dopo l’esposizione e dopo una doccia fresca, si consiglia una lozione doposole, perfetta per re-idratare la pelle dalla secchezza causata dal caldo e dal sole e per mantenere a lungo la tintarella che tanto desideriamo avere.

Come accennato all’inizio del nostro post è importante mantenere la nostra abbronzatura grazie anche ad una sana alimentazione. IN particolare si suggerisce il consumo di cibi ricchi di melanina (ossia cibi ricchi di vitamina A e vitamina C).

L’alimentazione, poi, è uno dei principali fattori responsabili di una pelle sana: per un’abbronzatura doc, poi, si consigliano alimenti ricchi di melanina (dopo vedremo quali sono nel dettaglio), ossia cibi che contengono la vitamina A e la vitamina C.

Come riconoscere facilmente i cibi che hanno queste due vitamine?

Nel caso della vitamina A basta guardarne il colore: spesso gli alimenti che la contengono hanno il tipico colorito arancione, che indica anche la presenza di betacarotene. Alcuni esempi:  carote, albicocche, melone, arance, mango, ma anche pomodori, parmigiano e uova.

Per la vitamina C invece, il colore è misto ma eccovi da parte nostra un’altra lista da seguire : peperoni, cavolfiore, fragole,  limoni e  kiwi; tutti questi alimenti sono ottimi per il mantenimento della tintarella, ma anche per la prevenzione dell’invecchiamento cutaneo, grazie all’importante potere antiossidante.

Inoltre in estate si possono utilizzare centrifugati di frutta e verdure, ad esempio: un mix di carota, mela e fragola è perfetto per aiutare la pelle a mantenere l’abbronzatura oltre che ad essere davvero buonissimo e dissetante!

E se vi piacciono le ciliegie anche loro possono essere un valido alleato: con questo frutto si possono preparare moltissimi dolci (se siete golose) , ma potete mangiarle da sole perché sono ricche di moltissime proprietà nutritive e perfette anche per la dieta dell’abbronzatura.

Passate in farmacia e vi diamo buoni consigli per un’abbronzatura perfetta!

#sole #mare #abbronzatura #tintarella #perfetta #consigli #sana #alimentazione #farmacie #hallgass

Autore: dott. Stefano Hallgass 01 giu, 2020

L’estate è ormai alle porte ed è proprio ora il momento più indicato per iniziare a seguire un regime alimentare sano ed equilibrato grazie alla varietà di frutta e verdura che in questa stagione la natura ci offre. Le tavole si arricchiscono di prodotti dai colori caldi e gustosi ed oltre al palato, anche gli occhi ne vengono appagati.

Un alimento di cui sicuramente non bisogna fare a meno in questo periodo è la carota, un ortaggio molto amico della pelle e non solo.

La carota è molto ricca di beta carotene, un pigmento che prende il nome proprio dalla verdura da cui è stato isolato per la prima volta. Tra le numerose proprietà riconosciute al beta carotene vanno sicuramente menzionati l’elevato potere antiossidante e la sua capacità di contrastare la produzione di radicali liberi: è un precursore della vitamina A, un antitumorale indispensabile per il benessere degli occhi, del cuore, della crescita cellulare e della cute.

Oltre al beta-carotene, la presenza di altri nutrimenti come l’alfa-carotene, la luteina e la zeaxantina, nonché di numerose vitamine e sali minerali quali il potassio, il fosforo, il calcio, il magnesio, il selenio, il ferro, lo zinco, il rame, la vitamina B, la vitamina C, la vitamina E, l’acqua e le fibre, conferiscono alle carote numerosi benefici.

Innanzitutto si pensi all’importante ruolo svolto a livello gastrico ed intestinale: da un lato protegge le pareti dello stomaco e le mucose riducendo i disturbi gastrici ed intestinali e dall’altro regolarizza la motilità interna agendo sia come antidiarroico che come lassativo. Il buon funzionamento di questi organi fanno si che anche l’attività depurativa del fegato ne tragga benefici; inoltre, date le proprietà diuretiche e lassative il consumo di carote è particolarmente indicato in caso di calcoli, cistiti o problemi urinari. Il beta-carotene in sinergia con la vitamina C ne fa di questo ortaggio un alimento dall’alto potere antiossidante, in grado di rafforzare il sistema immunitario e di prevenire la formazione di radicali liberi; grazie invece alla presenza di fibre sono un valido aiuto per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue. La vitamina A ed il beta- carotene sono inoltre noti per le proprietà benefiche agli occhi: agiscono a livello preventivo contrastando la formazione della cataratta e migliorano la vista notturna.

Infine ma non per importanza le carote sono molto utili per il rinnovamento della pelle. Il beta carotene stimola la produzione di melanina prevenendo secchezza cutanea e rughe e soprattutto proteggendo l'epidermide dai danni nocivi dei raggi ultravioletti che nella stagione estiva sono ancora più forti. Deve essere sfatata l'idea che mangiare carote faccia abbronzare, di contro è assolutamente vero che consumare carote almeno un mese prima dell'esposizione al sole, prepara i tessuti in modo da garantire una tintarella sana a duratura.  

Concludiamo con qualche suggerimento su come consumare carote.

Poiché il beta carotene e i nutrimenti in esse contenute si perdono con lunghe cotture, l’ideale sarebbe bere dei centrifugati di carota e mela al mattino per un effetto disintossicante e rigenerante, altrimenti utilizzarle come spezzafame mangiandole crude o preferire cotture brevi e semplici.

Infine è possibile fare un impacco di purea di carote cotte al vapore per ripristinare l’epidermide da dermatiti,  rossori o sfoghi cutanei dovuti anche ad eccessiva esposizione al sole.



Autore: dott. Stefano Hallgass 25 mag, 2020

Carissimi amici della farmacia Hallgass, ci stiamo quasi abituando a convivere con un nuovo accessorio, oramai di uso quotidiano, che sono le mascherine, e dobbiamo ancora resistere perché il periodo sarà ancora  molto lungo.

 

Come avete visto utilizzare le mascherine può portare a irritazioni e arrossamenti della pelle, soprattutto con l’estate alle porte.

Purtroppo, le mascherine non fanno respirare la pelle e non permettono il ricambio di aria facendo anche aumentare la sudorazione.

Se utilizzate poi, per lungo tempo, possono portare ad irritazioni della pelle.

Mentre ci riappropriamo di un po’ di normalità dobbiamo avere sempre con noi le mascherine, per proteggere noi stessi e gli altri, e dobbiamo anche imparare a prenderci cura della nostra pelle.

Come proteggerci?

Riportiamo qui di seguito alcune regole da seguire per evitare le irritazioni:

1 - Lavare spesso il viso, prima e dopo l’utilizzo della mascherina

2 - Usare una crema idratante almeno 2 – 3 volte al giorno.

3 - Controllate dove avete la pelle irritata, ad esempio zona naso, orecchie, guance, mento e poi guardate la mascherina che utilizzate, cosa c’è in corrispondenza della vostra irritazione.

4 - Cambiare mascherina, se si manifestano irritazioni,  e puntare alle chirurgiche che sono più leggere oppure a quelle fatte di cotone o con tessuti naturali.

 

Alcune zone del vsio sono poste sotto maggiore stress anche a causa di cerotti ed elastici utilizzati per mantenere le mascherine.


La zona dietro alle orecchie per esempio è una di queste soprattutto per chi porta occhiali: l’asta dell’occhiale e l’elastico della mascherina potrebbero contribuire a stressare il delicato strato di pelle. Per loro può essere utile applicare un cerotto traspirante sul padiglione auricolare o in alternativa sull'astina dell'occhiale in modo da offrire una protezione aggiuntiva.
Un altro modo per evitare lo sfregamento degli elastici dietro le orecchie, è creare una fascia elastica con velcro, che avvolga gli elastici, da fissare sulla nuca o utilizzare una graffetta grande, allo stesso modo del velcro”.
 

In ultimo è importante concentrarsi di più nel post utilizzo della mascherina, privilegiando prodotti per la detersione e l’idratazione delicati e adatti alle pelli più sensibili (a base di estratti di Calendula o di Camomilla.

In caso di persistenza o notevole arrossamento delle zone irritate non esitate a contattare un dermatologo.


Autore: dott. Stefano Hallgass 18 mag, 2020

Fino ad ora siamo stati molto bravi, abbiamo rispettato i divieti e tutelato noi stessi e la salute degli altri restando a casa. L’inverno quest’anno è stato più presente che mai, ma finalmente è arrivato il momento di affacciarsi alla bella stagione con il sorriso e iniziare a godere dei benefici dei raggi solari. Quante volte abbiamo parlato dell’importanza della vitamina D per il benessere psico fisico, tuttavia, dopo essere stati per così tanto tempo in casa è importante preparare la pelle all’esposizione per evitare danni anche irreversibili.

In questo lungo periodo il freddo prima, e lo stress da lockdown poi (compreso il consumo eccessivo di comfort food) possono essere stati dannosi per la pelle, causando diversi problemi come la forte disidratazione e la rottura di capillari; c’è chi, per reidratare l’epidermide si è dovuto accontentare di prodotti disponibili in casa (a volte scaduti) o di facile reperibilità ma non adatti alle proprie esigenze, stressando ulteriormente l’epidermide con l’occlusione dei pori e conseguente formazione di punti neri o bianchi. È importante dunque ripartire pensando prima di tutto alla salute della nostra pelle ed alle strategie migliori per prepararla al caldo della bella stagione: innanzitutto ridonandole luminosità ed eliminando ogni impurità o cellule morte e poi individuando le strategie migliori per una sana esposizione ai raggi solari.

Dapprima l’epidermide dovrà essere rigenerata ed ossigenata. Il modo più indicato è praticare attività fisica all’aria aperta. Concessa finalmente la possibilità di svolgere sport all’esterno (con le dovute restrizioni), l’ideale sarebbe di muoversi per una mezz’oretta almeno 3 volte a settimana e per i più fortunati che vivono in prossimità del mare, fare una nuotata in acqua sarebbe davvero un modo efficace per ridonare alla pelle il massimo splendore.

Altro suggerimento per restituire luminosità alla pelle è dedicarsi ad un’accurata pulizia del viso e del corpo con uno scrub specifico, in modo da eliminare tutte le impurità e le cellule morte. Per rimettere in moto il microcircolo e conferire uniformità alla cute sono invece indicate sedute di massaggi circolatori e drenanti, che aiutano anche ad eliminare le tossine.

Per una pelle più luminosa è poi indispensabile agire dall’interno per cui ricordarsi sempre di bere molta acqua a basso contenuto di sodio (almeno 2 litri al giorno) in modo da favorire la diuresi e la disintossicazione; sono molto indicati anche infusi e tisane a base di ortica e tè verde, ottimi disintossicanti, remineralizzanti e antiossidanti.

Come accennato sopra, nel lungo periodo di quarantena si è spesso ceduto al consumo eccessivo di cibi non proprio salutari e questo non ha fatto che peggiorare l’aspetto della cute e accelerarne i processi ossidativi. Regola fondamentale ora è riappropriarsi di una dieta sana ed equilibrata, ricca di frutta e verdura di stagione come carote, pomodori, kiwi, dall’alto potere antiossidante.

Dopo aver visto come poter restituire luminosità alla pelle, per una corretta esposizione ai raggi del sole che non causi danni alla cute, è importante adottare le dovute precauzioni; bisogna dunque intervenire sin da subito con l’assunzione di vitamine e minerali mirati a limitare  l’effetto ossidativo dei raggi solari. Via libera pertanto ad alimenti dall’alto potere antiossidante contenenti betacarotene, licopene, vitamine C ed E; qualora l’alimentazione non fosse sufficiente ci si potrà aiutare con l’assunzione di integratori ad hoc.

Importantissimo poi esporre la pelle in modo graduale e soprattutto non dimenticando mai di proteggerla con la crema solare, sia che si viva in città, che al mare o in montagna, essendo ormai noti gli effetti nocivi  dei raggi ultravioletti. Ora più che mai infatti, il desiderio di spogliarci del grigiore dei lockdown può farci dimenticare quanto sia importante “indossare” quotidianamente una buona crema protettiva, al fine di godere del sole e dei soli suoi benefici, come la capacità di far aumentare la produzione di vitamina D, i cui numerosi studi ne hanno individuato un forte potere anticancerogeno.

Infine, preparare la pelle all’estate significa anche mantenere una corretta idratazione dell’epidermide, ricordandosi di fare il “cambio stagione” inteso come prodotti cosmetici da utilizzare: in città, in cui il clima è piuttosto caldo ed umido occorrerà preferire prodotti gel o sieri; per chi risiede al mare invece, dove le calde temperature sono perlopiù secche e ventilate occorrerà prediligere creme o olii come l’argan, dall’alta efficacia idratante.

 

Show More
Share by: